lunedì 8 aprile 2013

Looper.

E se... il viaggio nel tempo fosse esclusivamente nelle mani della criminalità organizzata? Diciamolo subito: Looper è un film per stomaci forti. L'ambiente in cui si viene catapultati sin dal principio è violento, cupo, in perfetto stile noir fantascientifico. 
Chi come noi ama le storie che abbiano un sostrato per lo più positivo non potrà non faticare fin dalle prime scene. Eppure, Looper è la storia di un riscatto autentico e credibile, dalle implicazioni psicologiche non trascurabili.
Scritto e diretto da Rian Johnson, con protagonisti Joseph Gordon-Levitt e Bruce Willis che interpretano il protagonista rispettivamente da giovane e da anziano, il film affronta gli inevitabili paradossi temporali in modo originale, all'insegna di un vero e proprio "loop" per cui ciò che avviene nel passato influenza direttamente e in tempo reale (mai espressione fu più azzeccata) le vicende del futuro. Compresi i ricordi, le emozioni vissute e il pensiero. L'azione si svolge in un prossimo futuro in cui una piccola percentuale degli esseri umani ha sviluppato (dettaglio non trascurabile ai fini della trama) facoltà telecinetiche; il viaggio nel tempo invece non è stato ancora scoperto. Ma in un futuro posto a trent'anni da un simile periodo il viaggio nel tempo diventa realtà, e una misteriosa struttura criminale organizza su commissione il sequestro di vittime designate a essere uccise nel passato, ovvero nel periodo in cui si svolge l'azione del film. I "looper" sono i killer che vivono nel passato, ai quali la cessazione della propria "opera" viene comunicata dal futuro nel momento in cui viene loro richiesto di uccidere il proprio se stesso di trent'anni dopo. Il premio: trent'anni di vita lussuriosa grazie ai lingotti d'argento (che diventano d'oro per l'ultima esecuzione, quella di se stessi) a ricompensa per l'attività svolta, fino al momento in cui... si verrà catapultati indietro per essere liquidati.
Gordon-Levitt svolge il ruolo del giovane looper al quale sfugge il se stesso futuro, interpretato da Bruce Willis. Inizia così una estenuante caccia all'uomo, in cui il giovane è inseguitore dell'anziano, deciso a scongiurare la futura morte di una donna che lo redimerà, individuando nel passato il bambino che diventerà un giorno lo "sciamano", dotato di straordinarie facoltà telecinetiche e deciso a uccidere tutti i looper scagliandoli nel passato, e l'anziano inseguitore del giovane, convinto invece della necessità di preservare il futuro a proprio favore, per non incorrere nel "loop" punitivo (ben spiegato nelle prime scene della pellicola) che prevede... be', meglio tacere.
Quella che si dipana è dunque una lotta di un uomo contro se stesso, che sarebbe facilmente potuta scadere nella banalità, e che invece si svolge all'insegna di un continuo capovolgimento di ruoli: chi vuole redimere chi? Chi vuole salvare chi? Chi è migliore di chi? In questo film non ci sono buoni e cattivi, e non c'è mai la certezza del personaggio con cui identificarsi in chiave positiva o negativa.
L'aspetto più intelligente è nella trasformazione delle spinte che animano i due "emi-protagonisti", nell'ambiguità che domina giocoforza ogni loro azione, nell'essere i due continuamente costretti a decisioni in cui si scontrano le necessità "temporali" della propria dimensione di appartenenza e l'esigenza di farla finita con una vita ripugnante, che è forse il solo tratto che accomuna il giovane (in cui è inconsapevole) e l'anziano (in cui è più chiara e cosciente).
Ed è così che in un finale drammatico si disvela un gesto di grande umanità che riscatta, insieme al protagonista, l'intera, difficile, durissima, angosciante e ben recitata narrazione.


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