Non ci occupiamo spesso di Anime fra queste pagine, e quando ci si imbatte in certe opere viene da rammaricarsene. Planetes, (parola greca che significa “erranti”, dalla quale proviene la parola “pianeti”, ma che possiamo attribuire in questo caso ai protagonisti di questa breve serie), firmata, come il manga omonimo, da Makoto Yukimura e prodotta nel 2003, è senza dubbio una delle migliori animazioni di puro genere fantascientifico mai realizzate.
Siamo nel 2075, in un futuro prossimo tratteggiato con sorprendente efficacia, nel quale la colonizzazione extra-terrestre muove passi concreti nello spazio fra Terra e Luna, spingendosi fino al nostro satellite, su cui sono presenti piccole città e una primitiva rete stradale. Nello spazio il traffico è intenso: aeroplani stratosferici collegano le città terrestri, le grandi multinazionali del primo mondo, oltre a condurre la politica planetaria terrestre, guidano la colonizzazione con le loro stazioni orbitali, e un corpo di polizia internazionale sorveglia le infrastrutture dagli attacchi di un gruppo di terroristi, il Fronte per la Difesa dello Spazio, che guarda al programma spaziale come a un’invasione delle potenze del primo mondo compiuta per soli fini commerciali.
Siamo nel 2075, in un futuro prossimo tratteggiato con sorprendente efficacia, nel quale la colonizzazione extra-terrestre muove passi concreti nello spazio fra Terra e Luna, spingendosi fino al nostro satellite, su cui sono presenti piccole città e una primitiva rete stradale. Nello spazio il traffico è intenso: aeroplani stratosferici collegano le città terrestri, le grandi multinazionali del primo mondo, oltre a condurre la politica planetaria terrestre, guidano la colonizzazione con le loro stazioni orbitali, e un corpo di polizia internazionale sorveglia le infrastrutture dagli attacchi di un gruppo di terroristi, il Fronte per la Difesa dello Spazio, che guarda al programma spaziale come a un’invasione delle potenze del primo mondo compiuta per soli fini commerciali.
L’uomo si è spinto fino a Marte, e sullo sfondo della vicenda fervono i preparativi per la costruzione e la partenza della Wernher Von Braun, la gigantesca astronave che permetterà al primo equipaggio umano di effettuare l’esplorazione diretta su Giove. Il nome della nave evoca il ricordo del celebre ingegnere e fisico tedesco, creatore delle micidiali V2 e poi deus ex-machina delle missioni Apollo. Alla figura di Von Braun vi sono riferimenti continui, fra cui il divertente personaggio del fratello minore del protagonista, un ragazzino giapponese appassionato di razzi che ne combina di tutti i colori.
I protagonisti sono gli impiegati di una piccola sezione della Tecnora, una delle multinazionali che si spartiscono la conquista spaziale, la Sezione Detriti, che si occupa della rimozione degli infiniti rifiuti dagli spazi orbitali. La Sezione Detriti, soprannominata spregiativamente la “mezza sezione”, non ha fondi, usa astronavi vecchie e scadenti, viene considerata come l’ultima ruota del carro della potente compagnia, ed è formata da personaggi provenienti, oltre che dal Giappone, da varie nazioni della Terra.
Il mondo immaginario creato in quest’animazione si pone come diretta evoluzione delle storiche tappe della colonizzazione dello spazio fino ai giorni nostri: durante la sigla di apertura degli episodi si susseguono immagini animate di pietre miliari come i primi test missilistici di Goddard, i razzi tedeschi V2, lo Sputnik, il cane Laika, il razzo Vostok, le missioni Apollo, lo Skylab, la Mir, la Stazione Spaziale Internazionale e lo Space Shuttle. I riferimenti scientifici sono accurati e precisi, le sequenze spaziali realizzate con cura, in condizioni di assenza di rumore, e vi si trova parecchio da imparare sulle tecniche astronautiche. Il respiro cadenzato degli astronauti non potrà non rammentarvi le celebri sequenze di 2001: Odissea nello spazio.
La forza di Planetes è nel suo scrupoloso realismo. La vicenda umana dei protagonisti è credibile, e vede personaggi ben definiti muoversi in modo coerente, mutare i propri stati d’animo e le proprie opinioni in funzione degli eventi, evitando con cura facili stereotipi. A tratti si dimentica che si tratti di un cartone animato, e in effetti la sceneggiatura raggiunge con disinvoltura i livelli della miglior cinematografia di genere. Anche i significati politici, che possiamo riassumere nell’idea che intorno al progetto spaziale (immaginario) ruotino immensi interessi economici ai quali in pochi si oppongono, contengono chiari riferimenti al mondo di oggi: le multinazionali spacciano il programma di colonizzazione come unica risorsa per una Terra sovrappopolata e inquinata, mentre i loro oppositori rivendicano la necessità di spendere le scarse risorse economiche per affrontare i problemi planetari, piuttosto che dedicandosi allo Spazio.
Sullo sfondo, la vicenda umana del protagonista, l’astronauta Hachi, che da "spazzino spaziale" frustrato, che vive all’ombra del padre, astronauta di successo e tra i primi ad aver messo piede su Marte, lotta per diventare uno dei diciotto prescelti per la spedizione gioviana a bordo della Von Braun, attraversando fasi buie di crisi e di allontanamento dalle relazioni umane, fino alla scoperta finale che “la distanza fra le stelle si annulla nelle infinite connessioni fra gli esseri umani”.
Indimenticabile infine la piccola selenita, una ragazza nata cioè sulla Luna, in condizioni di gravità ridotta, impossibilitata perciò a recarsi sulla Terra, che spende il suo tempo a contemplare il Pianeta in cui gli uomini vivono separati da confini che lei, dal suolo lunare, non riesce a vedere. La sua innocenza, e il candore con cui la ragazzina guarda alla Terra come luogo di eguaglianza fra tutti i suoi abitanti, muoverà a compassione l’ultimo dei terroristi, inducendolo a rinunciare alla sua ennesima azione violenta.
Un finale che condensa il significato della miglior fantascienza di sempre.
Eccellente, come era d'obbligo, la colonna sonora. Ne troverete un saggio fra i filmati di seguito.
Il mondo immaginario creato in quest’animazione si pone come diretta evoluzione delle storiche tappe della colonizzazione dello spazio fino ai giorni nostri: durante la sigla di apertura degli episodi si susseguono immagini animate di pietre miliari come i primi test missilistici di Goddard, i razzi tedeschi V2, lo Sputnik, il cane Laika, il razzo Vostok, le missioni Apollo, lo Skylab, la Mir, la Stazione Spaziale Internazionale e lo Space Shuttle. I riferimenti scientifici sono accurati e precisi, le sequenze spaziali realizzate con cura, in condizioni di assenza di rumore, e vi si trova parecchio da imparare sulle tecniche astronautiche. Il respiro cadenzato degli astronauti non potrà non rammentarvi le celebri sequenze di 2001: Odissea nello spazio.
La forza di Planetes è nel suo scrupoloso realismo. La vicenda umana dei protagonisti è credibile, e vede personaggi ben definiti muoversi in modo coerente, mutare i propri stati d’animo e le proprie opinioni in funzione degli eventi, evitando con cura facili stereotipi. A tratti si dimentica che si tratti di un cartone animato, e in effetti la sceneggiatura raggiunge con disinvoltura i livelli della miglior cinematografia di genere. Anche i significati politici, che possiamo riassumere nell’idea che intorno al progetto spaziale (immaginario) ruotino immensi interessi economici ai quali in pochi si oppongono, contengono chiari riferimenti al mondo di oggi: le multinazionali spacciano il programma di colonizzazione come unica risorsa per una Terra sovrappopolata e inquinata, mentre i loro oppositori rivendicano la necessità di spendere le scarse risorse economiche per affrontare i problemi planetari, piuttosto che dedicandosi allo Spazio.
Sullo sfondo, la vicenda umana del protagonista, l’astronauta Hachi, che da "spazzino spaziale" frustrato, che vive all’ombra del padre, astronauta di successo e tra i primi ad aver messo piede su Marte, lotta per diventare uno dei diciotto prescelti per la spedizione gioviana a bordo della Von Braun, attraversando fasi buie di crisi e di allontanamento dalle relazioni umane, fino alla scoperta finale che “la distanza fra le stelle si annulla nelle infinite connessioni fra gli esseri umani”.
Indimenticabile infine la piccola selenita, una ragazza nata cioè sulla Luna, in condizioni di gravità ridotta, impossibilitata perciò a recarsi sulla Terra, che spende il suo tempo a contemplare il Pianeta in cui gli uomini vivono separati da confini che lei, dal suolo lunare, non riesce a vedere. La sua innocenza, e il candore con cui la ragazzina guarda alla Terra come luogo di eguaglianza fra tutti i suoi abitanti, muoverà a compassione l’ultimo dei terroristi, inducendolo a rinunciare alla sua ennesima azione violenta.
Un finale che condensa il significato della miglior fantascienza di sempre.
Eccellente, come era d'obbligo, la colonna sonora. Ne troverete un saggio fra i filmati di seguito.
Grazie al mio amico disegnatore, Luca, per la preziosa segnalazione.
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