martedì 6 luglio 2010

Cecità e Distopia nel Tempo Presente.

Oggi, sbilanciamo il binomio del titolo del Blog sul piatto dei “Dintorni”. Ma la Fantascienza, il Fantastico, ci saranno comunque.
Quando tante cose si intrecciano fra loro, cogliendoti di sorpresa, puoi pensare che sia un caso, e in effetti la maggior parte delle volte è così. Pure coincidenze. D’altra parte, è importante chiedersi se un barlume di senso possa esserci.
Beninteso, non sto parlando, con tutto il rispetto per chi ci crede, di sovrapposizioni orbitali astrologiche, né degli enigmi della teleologia, bensì semplicemente di non lasciar passare inosservata una serie di grandi e piccoli accadimenti fra loro concatenati in maniera alquanto interessante.
Partiamo dall’inizio. Il 18 giugno scorso un grande uomo, scrittore fantastico (in tutti i sensi), lascia il solo mondo in cui riponeva le proprie speranze. Dopo l’ultimo ostracismo editoriale italiano da parte della Einaudi-Mondadori, José Saramago se ne va in silenzio.
Qualche giorno dopo, al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, la mia città, va in scena “Ciechi”, spettacolo intenso, angosciante e doloroso, ma altrettanto necessario e stimolante, tratto dal suo romanzo “Cecità”. Fra parentesi, ne trovate una recensione dell’amica Donatella Codonesu di Teatroteatro.it, qui. Ma non è da Donatella che apprendo dello spettacolo, bensì da un’altra amica, Vanina Marini, attrice, che vi recita fra i protagonisti. A ricordare, qualche minuto prima dell’inizio dello spettacolo, il Premio Nobel, che era stato invitato alla prima, ci sono l’ambasciatore del Portogallo e Paolo Flores D’Arcais, che cita, oltre al resto di prassi, le ignobili accuse postume dell’Osservatore Romano alla figura dello scrittore portoghese .
La rappresentazione teatrale non è completamente fedele al romanzo, ma la sostanza del dramma della detenzione dei malati di cecità è invariata, anzi, persino accentuata nei suoi toni più claustrofobici, cupi e dolorosi. Per i primi dieci minuti, l’intero teatro diventa palcoscenico, con attori abilmente mimetizzati fra il pubblico che mettono in scena l’improvvisa epidemia di cecità e l’irruzione dei corpi speciali della polizia di un paese immaginario nell’ambito di uno stato d’emergenza. Veri e propri effetti speciali di teatro. Brividi e pelle d’oca.
Per rappresentare le scene di irreggimentazione militare della popolazione con metodi di stampo dittatoriale confinanti con (o debordanti ne) la deportazione, un megaschermo elargisce alla platea le immagini delle tendopoli de L’Aquila nel periodo post-terremoto del 2009 (rispetto alla quale la situazione di oggi, di cui nel mio piccolo mi sono occupato anch'io qui come qui [testo identico] è ben differente da previsioni, attese e promesse). Trovo assai pertinente la scelta di usare quelle immagini.
Non so più se il teatro è quello in cui sto assistendo allo spettacolo o il mondo là fuori.
Infine, recandomi alla Festa dell’Unità di Roma, più volte, per assistere alle presentazioni dei Libri della casa Editrice L’Asino D’Oro presso lo spazio Rinascita, vengo a sapere che il 6 luglio (oggi) alle 22.30 verrà proiettato il lungometraggio “Comando & Controllo”, nel cui trailer mi ero imbattuto in YouTube, che a quel che mi è dato intendere è una rappresentazione di una realtà che ha superato la miglior fantascienza distopica, ed è fatta esattamente di quelle immagini delle ferite inferte alla Terra d’Abruzzo, quelle utilizzate in teatro per rappresentare l’avvento della legge marziale.
Questo Film, è “il nuovo documentario targato iK, scritto e diretto da Alberto Puliafito e prodotto da Fulvio Nebbia. E’ un racconto corale, lucido e puntuale, della deriva autoritaria della gestione del potere in Italia attraverso le emergenze e le trasformazioni avvenute negli ultimi anni nel Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, partendo dalla gestione del dopo terremoto all’Aquila, dalla mancata ricostruzione (a quasi un anno dal sisma) e della costruzione (immediata) da zero delle controverse C.A.S.E. di Berlusconi.” (dal sito internet http://www.comandoecontrollo.it/).
Insomma, se avete seguito il curioso concatenarsi di coincidenze, non avrete difficoltà a capire per quale ragione stasera andrò a vedere questo film.
La speranza è curare la cecità, e guarirne.

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