Dopo questo film, Di Caprio rimarrà uno dei migliori attori viventi, e Nolan uno dei migliori registi. Ma è mia opinione che Inception non rimarrà certo uno dei migliori film.
Molto rumore per nulla? A chi vi scrive è sembrato che le scene migliori fossero quelle dei trailer.
Questa recensione contiene ovviamente spoiler. Leggetela solo dopo aver visto il film, se ne avete intenzione.
L’idea di fondo era superba, benché vi fossero rischi (dei quali parlammo
qui) connessi alla matrice holliwoodiana dell’opera. In realtà, oggi si può ben dire che i timori che la rappresentazione del territorio onirico venisse impiegata per l’ennesima volta per dimostrare il lato demoniaco dell’essere umano erano totalmente infondati, per la semplice ragione che in questo film i sogni vengono trattati come la realtà pura e semplice.
I sogni in Inception sono infatti, per lo più, riproduzioni fedeli della realtà, in cui le deformazioni indotte dal sognatore sono geometriche, razionali, modellate esclusivamente su quanto avviene nell'ambiente fisico circostante (come nei casi dell’assenza di gravità, di cui nel film si abusa senza ritegno, o… della pioggia, come rappresentazione di incontinenza urinaria onirica).
Mi auguro, ad esser sincero, che nessuno dei lettori di Fantascienza e Dintorni sogni in un simile modo, anzi, ne sono certo, che si tratti di sogni o incubi.
Insomma, i timori che avevamo espresso derivavano da una sopravvalutazione delle capacità creative del cinema holliwoodiano. E come tali, rappresentavano un errore grave di chi vi scrive, perché è fin troppo evidente che da un certo tipo di cinema americano non si può pretendere l’introspezione. Nemmeno se si parla di sogni.
Né in questa sede val la pena soffermarsi a soppesare la monotonia della rappresentazione, in questo film, dei ricordi “rimossi”, che rimangono sepolti nell’inconscio (il “quarto livello” del sogno nel sogno), e sono perciò raggiungibili con un ascensore (non sto scherzando) che scende al piano più basso.
Cerchiamo allora di giudicare con il metro del cinema statunitense, ovvero misuriamo il film dal punto di vista dell’originalità, della tensione narrativa, del ritmo, della suspance, e dell’azione.
Signori, sono spiacente, ma il trailer di Inception, anche da questo punto di vista, resta la miglior raccolta di sequenze dell’intero lavoro.
La storia è banale, imperniata esclusivamente sulla diversa durata percepita della dimensione temporale nei vari “livelli” di sogno, e appunto questa trovata dei “livelli” (il sogno nel sogno nel sogno… nel sogno!) ricorda i primi videogiochi della fine degli anni ’80. Ogni livello è un film a sé stante. Già, peccato che sia un film noioso a sé stante. Il risultato? Un’accozzaglia di livelli noiosi.
Un Matrix elevato insomma alla quarta potenza, ma senza la genialità innovativa di quel film, e in cui il dispositivo di transizione fra i livelli (verso il basso) si riduce a una semplice valigetta, di cui nessuno, tanto è inflazionata l’idea, si preoccupa di spiegarci il funzionamento, e quello del ritorno (in alto, fino alla realtà) al cosiddetto “calcio”, ovvero uno shock fisico avvertibile persino nel sogno.
Trasferire l’incertezza fra realtà e virtualità al labile e umanissimo confine fra sogno e realtà non basta per rappresentare in modo convincente il territorio onirico umano. I sogni non sono “second life”, e l’inconscio non è una cloaca di ricordi reietti e innominabili. E rimanere per cinquant’anni percepiti in una dimensione onirica ideale ricorda troppo una sterminata serie di film che ormai sconfina nel campo dei B-movies.
A poco vale la divertente indeterminatezza indotta dalla scena finale, che ricorda l'italiano Nirvana, e a poco valgono l’interpretazione di Di Caprio e del suo doppiatore Francesco Pezzulli, la partecipazione di un mito vivente come Michael Caine, nonché gli straripanti (ed eccellenti) effetti speciali. A poco valgono, infine, alcune intuizioni apprezzabili e in controtendenza, come l'idea che “le emozioni positive prevalgono su quelle negative”, l'affermazione che nei sogni è meglio "non usare immagini identiche alla realtà" (ma come si fa a scegliere?), e la separazione finale da una donna nell'inconscio del protagonista.
Un giudizio troppo severo? Colpa forse dell'immensa attesa che è stata indotta.
Purtroppo per tutti, Inception rimane un film appena mediocre.